Madonna Vasa Vasa
Pasqua a Modica - 1971
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C’era una bellezza in ogni cosa, un mistero di silenzio, come se tutta Modica si avvolgesse nel velluto, e diventasse quella città rara che è ancora (…). E quando tutto era pronto, dopo il pellegrinaggio nelle chiese che, per il Venerdì Santo, coprivano le immagini sacre e ornavano gli altari con i laúri infiocchettati di rosso, improvvisamente, il sabato prima dell’incontro, metteva dentro il desiderio irreprimibile di andarsene per strada e abbracciare tutti(…).
Che bella la Pasqua di un tempo, che dolcezza il tenero sguardo della Madonna a cui, improvvisamente, cadeva il manto del lutto! Perché non ci abbracciamo tutti di nuovo, perché non ci teniamo stretti l’uno all’altro, senza dire più parole, senza perderci nella vanità, sinceri, coi fazzoletti per raccogliere qualche lacrima? E anche per sventolarli in aria, come colombe pronte a volare, per ridonarci alla memoria, per dirci come eravamo, come sarebbe bello che fossimo ancora. Perché, anche se il tempo ha i suoi dolori, la Pasqua è Pasqua, e quella di Modica è ineguagliabile per la sua cornice, per il suo cielo, per la sua gente.
Franco Antonio Belgiorno – Teatro delle pietre e giardini sul cielo

Un intreccio tra festa e teatro esiste, com’è noto, sempre e dovunque, ma è sopratutto in Sicilia, durante la Settimana Santa, ch'esso si svela con la più straripante e invasiva evidenza. A Pasqua ogni siciliano si sente non solo spettatore ma attore, prima dolente, poi esultante, d'un mistero che è la sua stessa esistenza.
Gesualdo Bufalino

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