Di una epigrafe del Seicento e di un tesoro di arte pittorica siciliana nella Chiesa di S.Maria della Croce in Scicli
Esplora la galleria fotografica qui
Nel dicembre del 1973 mi capitò tra le mani un documento inserito tra lettere responsali e licenze di estrazione granaria del caricatore-fortezza di Pozzallo, datato al 3 agosto del 1623.
Il notaio del caricatore, sulle dichiarazioni di alcuni testimoni, attestava che nel mare antistante era affondato un naviglio contenente un imprecisato monumento marmoreo, ritenuto tanto prezioso dal proprietario da farlo ripescare dal fondo marino (che non doveva essere molto profondo) per trasportarlo a destinazione nella chiesa di Santa Maria della Croce, della vicina Scicli.
Ricerche condotte con certosina pazienza mi portarono, finalmente, all’interno di questa chiesa - del tutto sconosciuta alle autorità cittadine e alla stessa Curia - e vi trovai tanto di quel materiale epigrafico e pittorico che ritenni necessario illustrare la scoperta in una memoria monografica. Nel luglio del 1974, con i tipi della modicana Editrice Setim, uscì il volume che intitolai La Madonna di Sion, riccamente dotato di una documentazione fotografica.
Per motivi legati all'amministrazione della Setim tipografica - una delicata vertenza tra il proprietario prof. Raunisi e il direttore tecnico Flaccavento - il volume si vide in edicola intorno alla fine dello stesso anno, ad un prezzo accessibilissimo a tutte le tasche. Contemporaneamente, o quasi, apparvero sul foglio locale, e su quelli regionali, delle recensioni anche troppo benevole. Tra i ritagli che mia moglie conservò ne ho trovati due, rispettivamente di Franco Ventura, su La Sicilia del 22 gennaio 1975, e di Raffaele Pluchino, su La Voce di Modica del 25 successivo.
Quello che conta, in atto, è avere strappato al limbo delle cose morte, un monumento straordinariamente eloquente di un’epoca poco rappresentata nella Sicilia sud orientale. Pietre e colori hanno un linguaggio che può essere percepito da chiunque abbia doti per comprenderlo.
A me basta averne tentato una descrizione il più possibile analitica e fedele, in attesa che riscontri più autorevoli riescano meglio ad illustrarne gli aspetti stilistici ed a fissarne una più attendibile cronologia.
Giovanni Modica Scala, 1974