«Un sogno che si avvera»
(di Raffaele Poidomani)
(di Raffaele Poidomani)
27 marzo 1959
Lo ebbe una cicogna stanca
nel becco, e quà e là si stava,
soffermandosi su una bianca
distesa di neve ad Odense,
riposandosi sul filo
di una diga sul Nilo,
levando ferma la zampa
su un tetto della Borgogna,
in attesa di ripartire
per Modica, e assolvere quanto
le era stato affidato da tanto,
piena di vergogna
pel ritardo,
povera, vecchia cicogna.
E intanto
colleghe più fresche e veloci
come piccioni viaggiatori,
munite
di aliturboreattori,
portavan bambine, bambine,
una, due, tre, senza fine,
vivaci e carine.
Infine fu l'ultima sosta.
A sera,
mentre nel cielo cantavano
le stelle e la primavera,
in un assolo di gioia
fermò il volo,
battendo le remiganti
ed il cuore.
E chiuse il mandato di gala
posando Salvatore
sul tetto di Modica Scala.
Lo raccolse il nonno,
che si levò nel sonno
sentendo frusciare sul volto
le morbide schiume
di quelle piume.
Prese, tra le mani
grandi, di vecchio,
quell'esserino
oro, tulipano, pulcino.
E parve rinascere ancora;
e ancora tornare bambino
all'alba della sua vita.
E ritrovo sé stesso
come allora,
pronto a ritesserla tutta,
in tondo,
per l'infinita ventura
del mondo.
In un frusciare di penne,
la storia continua perenne.
Col tempo che scorre veloce,
un giorno un'altra cicogna
(tra venti, trent'anni?)
portando un involto di panni
nel becco,
poserà sul tetto
di casa dei Modica Scala,
Giovanni.
Raffaele Poidomani
nel becco, e quà e là si stava,
soffermandosi su una bianca
distesa di neve ad Odense,
riposandosi sul filo
di una diga sul Nilo,
levando ferma la zampa
su un tetto della Borgogna,
in attesa di ripartire
per Modica, e assolvere quanto
le era stato affidato da tanto,
piena di vergogna
pel ritardo,
povera, vecchia cicogna.
E intanto
colleghe più fresche e veloci
come piccioni viaggiatori,
munite
di aliturboreattori,
portavan bambine, bambine,
una, due, tre, senza fine,
vivaci e carine.
Infine fu l'ultima sosta.
A sera,
mentre nel cielo cantavano
le stelle e la primavera,
in un assolo di gioia
fermò il volo,
battendo le remiganti
ed il cuore.
E chiuse il mandato di gala
posando Salvatore
sul tetto di Modica Scala.
Lo raccolse il nonno,
che si levò nel sonno
sentendo frusciare sul volto
le morbide schiume
di quelle piume.
Prese, tra le mani
grandi, di vecchio,
quell'esserino
oro, tulipano, pulcino.
E parve rinascere ancora;
e ancora tornare bambino
all'alba della sua vita.
E ritrovo sé stesso
come allora,
pronto a ritesserla tutta,
in tondo,
per l'infinita ventura
del mondo.
In un frusciare di penne,
la storia continua perenne.
Col tempo che scorre veloce,
un giorno un'altra cicogna
(tra venti, trent'anni?)
portando un involto di panni
nel becco,
poserà sul tetto
di casa dei Modica Scala,
Giovanni.
Raffaele Poidomani